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E’ arrivato il momento di dirsi “Brava!”

Diciamoci la verità, quanto è facile complimentarci con gli altri e quanto, al contrario, è difficile farlo con noi stesse?

Sminuire ciò che facciamo e banalizzare un nostro risultato, dandolo per scontato, è un atteggiamento che mina la nostra autostima e pregiudica quanto pensiamo di valere. Soprattutto se, al contrario, siamo molto brave e puntuali a sottolineare i nostri sbagli, a etichettarci e giudicarci quando non soddisfiamo le aspettative, nostre e altrui.

Quando si parla di stima di sè, è bene ricordarci che abbiamo il potere di cambiare le cose, a partire da come consideriamo noi stesse, dal trattamento che ci riserviamo, alle parole che ci rivolgiamo.

Se siamo cresciute a suon di “Chi si loda si imbroda!“, può essere arduo apprezzare i propri sforzi e soprattutto riconoscere i propri meriti, magari ad alta voce. Perchè, per volere di questa convinzione, tutto ciò che otteniamo è un nostro dovere, non c’è spazio per i complimenti o le auto celebrazioni, figuriamoci per la gloria.

Di questo passo, quindi, ciò che facciamo non è mai abbastanza, poichè diventa il minimo sindacale, il minimo indispensabile per mettere a tacere il nostro senso del dovere e, di conseguenza, non c’è alcun margine per la soddisfazione di sè o per la propria gratificazione.

E se invece questo fosse l’anno per iniziare a provare un po’ di soddisfazione per noi stesse?
Se fosse l’anno in cui imparare a dirsi “Brava!” e riconoscere i propri meriti diventa un atto dovuto a noi stesse, anzichè essere considerato come un vezzo superficiale?



Quando superare le difficoltà diventa un “dovere”

Il rovescio della medaglia di non dare valore a ciò che facciamo è quello di smuinuire la fatica che si fa a superare le difficoltà.
Non ci diamo il permesso di lamentarci, di ammettere di fare fatica o di avere bisogno di aiuto.
E’ così che superare un problema diventa “ordinaria amministrazione”, sopportare una difficoltà diventa semplicemente qualcosa che si “deve fare”, un atto dovuto.

Se ci pensi, è ciò che è successo nell’ultimo anno di pandemia: un momento tosto, che abbiamo affrontato (e stiamo affrontando) facendo del nostro meglio (contrariamente a quanto credi).

Abbiamo imparato a farci amica (o almeno vicina di casa) l’incertezza, abbiamo fatto i conti con l’inquietudine, ci siamo ritrovate a guardarci allo specchio delle nostre paure.
Abbiamo superato ciò che all’inizio (e anche durante!) ci sembrava insuperabile, ci siamo sentite sopraffatte eppure ci siamo rimboccate le maniche, ci siamo fatte forza, ci siamo reinventate, abbiamo imparato a navigare a vista, a riformulare i nostri piani e programmi partendo da zero ogni volta.
Abbiamo avuto pazienza, abbiamo risolto problemi, siamo andate avanti, nonostante tutto: nonostante la paura, la perdita di lavoro, la didattica a distanza.
Abbiamo perso la rotta e a volte l’abbiamo ritrovata.
Abbiamo saputo cosa fare e a volte non ne abbiamo avuto idea.
Ci siamo scoraggiate e poi ci siamo rialzate.
E, quando siamo cadute di nuovo, abbiamo avuto il coraggio di chiedere aiuto e di ammettere di non farcela da sole.

Non è stato per nulla facile: ci siamo mostrate vulnerabili e abbiamo tremato di fronte alla vulnerabilità altrui che ci faceva da specchio.


Eppure, nonostante gli sforzi evidenti e le difficoltà universalmente condivise, siamo comunque cadute nella tentazione di credere che fosse tutta colpa nostra, che tutto fosse un’opportunità da cogliere e non riuscire a vedere questa benedetta possibilità era causato solo della nostra inadeguatezza.
Ci siamo sentite di non fare/essere abbastanza, siamo ricadute nella trappola del controllo e del perfezionismo, per darci una pervenza di ordine e prevedibilità.

Siamo scivolate sul paragone con le altre da cui siamo uscite malandate, siamo cadute sotto i colpi del nostro auto giudizio, perchè gli altri ci sono sembrati da subito capaci di adattarsi e di ricostruirsi, mentre noi eravamo in balìa delle onde.

Senza mai fermarci e riconoscerci la fatica, nè dar credito alla nostra capacità di mantenere tutto in piedi, nonostante tutto.
Come se fosse solo un nostro dovere e non ci fosse spazio per il riconoscimento, tantomeno per gli applausi.

E invece non è così: c’è del merito in tutto ciò che facciamo e non c’è nulla di scontato o di dovuto in nessun nostro gesto.
E’ arrivato il momento di guardarci allo specchio e dirci: “Brava!” e di prometterci di farlo anche in futuro.
Non credi anche tu?



Come fare a dirti “Brava” se non ci sei abituata

Ecco cosa puoi fare per iniziare a riconoscerti dei meriti se non ci sei abituata:

1. Cerca (almeno) di andare in pari: non ti chiederò di iniziare con una sfida eccessivamente ardua, come quella di scrivere i tuoi successi o fare un elenco dei tuoi pregi e dei traguardi raggiunti.
Per iniziare, voglio suggerirti di puntare quanto meno al pareggio tra i tuoi meriti e i tuoi demeriti, provando così: per ogni ogni tuo demerito o difetto che non puoi fare a meno di notare, tieni traccia di almeno un merito.
Sforzati di andare in pari e di avere, a fine giornata, un elenco che non sia sbilanciato solo verso i tuoi insuccessi o errori.
In questo modo sarà più semplice per te allenarti a vedere i tuoi successi e a riprogrammare lo sguardo giudicante con cui osservi te stessa e ciò che fai.


2. Impara ad accettare i complimenti: se non riesci a congratularti con te stessa, iniza almeno ad accogliere i complimenti che ti arrivano dall’esterno.
Come? Rispondendo con un semplice “Grazie.”.
Sforzati di non far seguire frasi sminuenti, tipo “Non è niente di che!” oppure “Per così poco!”.

E se proprio non riesci a proncunciare quel grazie, puoi limitarti a un sorriso e poi ascoltati: quali pensieri/giudizi istintivamente esprimeresti su di te?
Come puoi riformularli in modo da dirti “Brava” e accettare quel complimento, almeno fra te e te?


3. Fai pratica dell’errore e accettalo per ciò che è: rifiutare l’errore e l’insuccesso non ti farà sentire più brava, nè di farà provare maggiore soddisfazione verso te stessa.
Tutt’altro: non fare il primo passo, rimandare, non osare, non rischiare, non farà altro che portarti a confermare la visione di te stessa che ti vuole incapace e inadeguata. E alimenterà la tua paura di sbagliare.
Accettare l’imperfezione, accettare di poter sbagliare, accettare di essere umana è la conditio sine qua non per riuscire a sbloccarti e agire.
Per vedere i tuoi sforzi e i tuoi passi avanti. Per sentirti soddisfatta di te e riconoscere le tue doti e capacità.

Che ne dici, allora, di provare a riconoscere ciò che fai, di metterti davanti allo specchio ed esclamare un bel “Brava!” rivolto a te stessa?

Compila questo questionario per parlarmi di te e candidarti a lavorarci su insieme, ti risponderò dandoti il mio feedback e ci confronteremo sul percorso più adatto a te!


Ti aspetto!
A presto,
Patrizia

Ph @Unsplash

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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