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Negare l'evidenza, avere un elefante nella stanza, evitare di affrontare una verità per quanto scomoda può condizionare la tua vita. Accogliere la verità scomoda, permetterle di esistere è il primo passo per affrontarla, accettarla e risolverla. - Patrizia Arcadi

Sicura di non avere un elefante nella stanza?

Questa espressione inglese ‘Elefante nella stanza‘ descrive una situazione che molte di noi possono riconoscere. Si riferisce a qualcosa di evidente, che tutti vedono, ma di cui nessuno parla apertamente: una metafora che fa riferimento a “una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene ignorata o minimizzata.” (Wikipedia).

Il Significato dell’Elefante nella Stanza

La prima volta in cui è stata usata questa espressione risale agli anni ’50, in un articolo del New York Times, per indicare un problema troppo grande per essere ignorato, come, appunto, un elefante in salotto.

Si tratta di una ‘verità scomoda‘, una difficoltà che preferiamo non affrontare, rimuovendo o minimizzando ciò che ci turba o ci fa sentire a disagio. Così ciò che cerchiamo di ignorare, proprio come un elefante muto in un angolo, continua a rimanere lì e, nel silenzio, la sua presenza diventa sempre più ingombrante col passare del tempo.

Con questo modo di dire ci si riferisce quindi a una verità o a una situazione talmente evidenti non solo da non poter essere ignorate, ma anche da non poter non essere risolte se si desidera procedere serenamente con la propria vita.

Evitare il problema non lo farà sparire. Al contrario, ignorare l’elefante significa lasciargli il potere di condizionare la nostra vita e aumentare la sua portata dannosa man mano che cresce.

Significa lasciarlo crescere in silenzio, nutrendo la sua influenza negativa nella nostra vita. Ma noi non siamo prede di ciò che ci turba: abbiamo il potere di decidere come gestirlo. Affrontandolo con coraggio e consapevolezza si può prevenire che la sua ombra diventi troppo ingombrante.

Insieme potremo lavorare perché tu possa trovare la forza e le chiavi per gestire l’elefante, trasformandolo in un’opportunità di crescita per te e la tua vita.

Riconoscere l’esistenza dell’elefante è quindi il primo passo per poterlo gestire e alleggerirne il peso.

Ciò che neghiamo, ci domina.

Tutto ciò che neghiamo (emozioni, stati d’animo, segnali del corpo, pensieri) ci domina, poiché gli permettiamo di tenerci in scacco, di rimanere sempre lì, fisso, dandogli il permesso di bloccarci e definirci.

Ignorare il problema può sembrare la scelta più semplice per evitare ciò che ci spaventa: l’empatia e la predisposizione all’ascolto possono darci il coraggio di affrontare ciò che ci turba.

A partire dal fatto che, riconoscere che evitare il problema (il rapporto con qualcuno, un errore commesso a cui riparare, una questione sul lavoro che non ti va giù, ecc.), sta condizionando la tua vita perché:

  1. tu sai benissimo che quel problema esiste e per quanto ti sforzi di non pensarci, in realtà è un chiodo fisso;
  2. fatica, perché a volte negare le cose ti costa molta più fatica di quanto non faccia affrontarle e risolverle (se ti va approfondisco l’argomento delle questioni in sospeso anche in questo articolo).

Affrontare il Timore e la Paura

I motivi che ci spingono a evitare di vedere e affrontare questa questione ingombrante possono essere tanti: il timore di esporsi, la paura di incrinare un equilibrio, la necessità di proteggersi, l’incapacità di esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni o ancora la preoccupazione delle conseguenze.

Dietro a ogni emozione c’è sempre un messaggio importante per noi. Affrontare l’ingombro può generare timori e disagi ma al tempo stesso, per quanto questi motivi siano validi e comprensibili, rimandare l’inevitabile non farà sparire l’elefante.

Accompagnare l’elefante verso l’uscita: il percorso per liberarlo e liberare te stessa

Come fare per chiedere all’elefante di lasciare la stanza? Con un atteggiamento empatico e fermo al tempo stesso!

Sì, perché come spesso accade, l’ascolto e l'(auto)empatia, combinati insieme, ci vengono in soccorso per sbloccare anche le situazioni più complesse.

E in effetti, se davvero avessi nella stanza un animale – magari spaventato – che proviene da un altro habitat, come ti avvicineresti a lui se non con pacatezza, gentilezza e delicatezza?

Il Potere dell’Accettazione e dell’Ascolto

Una volta compreso  il messaggio dell’elefante, è tempo di accoglierlo con saggezza per poterlo poi accompagnare serenamente fuori dalla stanza. Ora cerchiamo insieme di liberarti dal tuo elefante, seguendo questi semplici passi:

1. Permettigli di esistere.

Se ti dicessi che il modo migliore per far sparire l’elefante è quello di permettergli di esistere, cosa penseresti?

Può sembrarti paradossale, un controsenso, eppure è così: dare agio al problema di esistere, riconoscerne la presenza, fargli spazio.
Questo è il primo passo per ridurne l’entità e la portata.
Come ti dicevo in questo articolo sull’accettazione, è importante innanzitutto prendere atto della situazione, individuare di cosa si tratta e dargli un nome.

Dichiarane l’esistenza. Con te stessa e con le persone coinvolte: potresti scoprire che già così fa un po’ meno paura o che la situazione già si allevia con la condivisione.

2. Accetta e accogline la presenza.

Opporre resistenza non ti aiuterà a vivere serenamente, né lo farà mettere il problema sotto il tappeto o la testa sotto la sabbia.
Così come cercare di cacciarlo: come un ospite indesiderato, è necessario prima riconoscere che è entrato in casa e prenderne atto per poi trovare il modo per farlo tornare da dove è venuto.

Solo quando avrai accettato di averlo di fronte potrai guardarlo in faccia e capire cosa vuoi farci.
Quali emozioni
ti fanno provare la sua presenza e la sua portata?

3. Ascoltalo e ascoltati.

Se l’elefante è lì è perché forse c’è qualcosa che ti riguarda che vuole dirti. Qual è il messaggio che porta con sé?
Entra in contatto con “lui” per conoscere meglio te stessa: fermati, mettiti accanto al problema e attiva l’ascolto.

Chiediti:

  • “Che sensazioni provo? Se dovessi descriverle con una forma, un colore, una metafora, quali parole userei?
  • Di quali tuoi bisogni ti parla?
  • Si tratta di qualcosa che non riesco ad accettare?
  • Ho delle paure?
  • Mi evoca ricordi o attiva in me convinzioni particolari?
  • Cosa “attivano” in me queste situazione/evento/persona/emozione che fino a ora hanno ingombrato la mia vita?

4. Accompagnalo gentilmente verso l’uscita.

Lascia sedimentare tutto ciò che è emerso e poi decidi come agire per accompagnarlo con delicatezza fuori dalla stanza.
In base a ciò che avrai compreso di te stessa, della situazione e delle eventuali altre persone coinvolte, scegli se intervenire per risolvere o lasciar andare.

Se ti sarai ascoltata bene e avrai esercitato la giusta empatia nei confronti dei tuoi bisogni, avrai sicuramente maggiore sicurezza in te stessa per poter agire allineata con i tuoi valori e le tue intenzioni. E sarà più semplice portare un po’ di leggerezza nella tua vita, liberandoti di questo ingombro.

E una volta finito il processo, mi raccomando, apri la finestra e fai areare la stanza!

Facciamolo insieme!

Hai il sospetto di avere anche tu un elefante nella stanza e vuoi capire di cosa si tratta per affrontarlo e liberartene?

Ti senti pronta a compiere il primo passo ma non sai da dove iniziare?
Compila il questionario di candidatura per lavorarci su con me con il percorso di coaching individuale Punti fermi!
Ti affiancherò e ti aiuterò a scoprirlo e a dargli un nome e a procedere con la tua vita con solidità e sicurezza!
Ti aspetto!
Patrizia


Domande frequenti:

Perché dovrei affrontare le mie questioni in sospeso?

Affrontare le questioni in sospeso è importante per raggiungere la serenità interiore. I problemi irrisolti a volte possono disturbare il nostro benessere. Capire cosa ci turba davvero e fare chiarezza dentro di noi è il primo passo per superare i momenti difficili.

A volte pensiamo che ignorare qualcosa possa automaticamente farlo sparire, ma in realtà ciò che fingiamo di non vedere o rimandiamo rimane lì, come se fosse un cassetto aperto a ricordarci di chiuderlo. Non è detto che l’unico modo per chiuderlo sia affrontarlo subito. L’importante è riconoscere che esiste, perché la consapevolezza ci restituisce il potere di affrontare le cose senza subirle.

Quali sono i benefici che potrei ottenere liberandomi dalle questioni irrisolte?

Affrontare le questioni irrisolte e alleggerirsi dai pesi del passato ha molti benefici per il tuo benessere.

Ti sentirai più leggera e serena, non dovendo più sopportare il peso delle questioni aperte. Questo ti consentirà di vivere maggiormente in pace con te stessa e di concentrarti sul presente.

Chiudere le questioni irrisolte e liberarti dei pesi è un modo per prenderti cura della relazione con te stessa e dei tuoi bisogni e di questo godranno anche le tue relazioni con gli altri, perché ti sentirai non solo più sicura di te, ma anche più fiduciosa nelle tue capacità e di affrontare le varie situazioni della vita.

Posso affrontare tutto da sola?

Alcune di noi trovano nelle riflessioni intime e condotte in solitudine la chiarezza e il coraggio di affrontarle. Altre, invece, preferiscono condividere e chiedere un supporto nel loro percorso di consapevolezza.

Sicuramente avere intorno una rete di persone fidate e di supporto con cui confrontarti può essere un valido aiuto nel riconoscere cosa c’è che non va, nel sentirsi più leggere e nell’acquisire punti di vista e spunti che possano aiutarti a migliorare le cose.

Se senti di avere la necessità di un supporto da parte di un/a professionista, di desiderare uno spazio di ascolto e di lavoro tutto tuo, ricordati che esistono diverse tipologie di professionalità che possano affiancarti nel tuo percorso di crescita e riconquista del tuo benessere. Perché chiedere aiuto non è un segno di debolezza, bensì di forza e di maturità nel riconoscere fino a che punto possiamo farcela con le nostre risorse e da che punto, invece, occorre che ci sia qualcuno a guidarci o affiancarci nel nostro camino.

Cosa posso fare se ho paura di affrontare le mie questioni in sospeso?

Affrontare le proprie paure può farci sentire smarrite e spaventate, vulnerabili e in difficoltà.

Procedere per piccoli passi, senza forzature, può essere una buona strategia, così come ammettere di esserne spaventate è già un passo enorme.

Si può iniziare con qualcosa di gestibile, tenendo a bada il desiderio di voler risolvere tutto e subito. Come, ad esempio, individuare una persona di fiducia con cui iniziare dei piccoli momenti di condivisione per provare ad alleggerirsi.  O, ancora, tenere un diario in cui esprimere pensieri ed emozioni, alla propria velocità e in modo rilassato.

Posso migliorare le mie relazioni affrontando il mio “elefante nella stanza”?

Certo, affrontare le questioni che ti porti dentro da tempo può sicuramente giovarti anche nelle relazioni con gli altri. 

Avere un elefante nella stanza significa avere dei paletti imposti entro cui muoversi: può trattarsi di argomenti intoccabili, di questioni in cui non si vuole entrare. Questo ti fa vivere come se agissi su un campo minato che limita le tue libertà, influisce sul tuo modo di essere e non permette di sentirti autentica e pienamente te stessa, anche nei rapporti con gli altri. 

Liberandoti di questo peso, ci guadagni in leggerezza e serenità. Potrai vivere con maggior naturalezza i rapporti, senza il timore che vengano a galla questioni irrisolte tra te e te (e anche tra te e gli altri).

Non solo, affrontare i propri limiti ci rende più umani e ci fa sentire più vicini agli occhi degli altri. E poter parlare apertamente di sé è fondamentale per creare empatia e fiducia nel dialogo.

Non solo ti alleggerirai tu, ma porterai più leggerezza anche a chi ti sta vicino.

Qual è il ruolo del coaching personale nel trattare questa problematica?

È importante fare chiarezza sul ruolo che il coaching può avere in situazioni come questa: il coaching di per sé non esplora o indaga le questioni irrisolte, piuttosto può essere un valido approccio per metterti nella prospettiva più utile per comprendere che esistono, dar loro un nome, capire come ti bloccano e come vuoi/puoi gestirle per procederle con la tua vita.

Il coaching, infatti, ti permettere di mettere il luce il tuo obiettivo rispetto a una certa questione e di prendere consapevolezza delle tue risorse e qualità che ti occorrono per realizzare ciò che desideri (e di cui ancora non sei consapevole).

Tra il coach e il cliente nasce una relazione di parità, un patto che determina un approccio molto chiaro nel tipo di lavoro che si può impostare insieme:  far emergere e valorizzare ciò che è in tuo potere fare per portare nella tua vita il cambiamento che desideri.

In questo processo, il coach non dà consigli, né offre soluzioni, bensì ti ascolta “attivamente” e tramite le domande e i feedback ti restituisce la possibilità di maturare la consapevolezza che ti occorre per:

  1. dare un nome a ciò che in questo momento sta bloccando la tua crescita e il tuo benessere;
  2. fare chiarezza su ciò che vuoi e sugli obiettivi che desideri raggiungere;
  3. capire quali sono le tue potenzialità, le aree di forza su cui puntare, quelle di debolezza da migliorare;
  4. prendere le decisioni migliori per te, perché tu, con tutto ciò che scoprirai di te, possa capire cosa funziona per te e la tua vita.

Fare coaching significa accendere un riflettore su te stessa e comprenderti meglio oggi in prospettiva futura, trovando stimoli e sfide per superare ciò che ti blocca (convinzioni e abitudini incluse), maturare consapevolezza di te e trovare le risposte che avevi già dentro, ma che non ricordavi di avere.

Se senti che fare coaching possa fare al caso tuo, contattami per una sessione conoscitiva e parliamone insieme.

Quanto tempo ci vorrà per liberarmi da queste sensazioni ingombranti?

Ogni persona ha i suoi tempi per affrontare le proprie difficoltà e superarle.

Sicuramente è importante darsi il tempo di accogliere i propri momenti di fatica, ascoltarli senza impazienza per conquistare un benessere che si consolidi nel tempo.

Nell’ambito delle competenze e dell’approccio del coaching, seguire un percorso per riconoscere le proprie risorse e potenzialità, trovare le proprie risposte e soluzioni, acquisire maggiore consapevolezza rispetto a ciò che si desidera e che si è in condizione/potere di fare per realizzare ciò che si vuole cambiare e migliorare nella propria vita, può avere delle tempistiche indicative di medio periodo, a seconda delle circostanze e del tipo di lavoro proposto.

Concentrandoci sull’efficacia e non solo sulla tempistica, ritengo che sia importante precisare che il coaching possa fare la differenza – anche in una durata non eccessivamente prolungata nel tempo – nella misura in cui chi intraprende un percorso di questo genere si sia prima curato di capire in profondità il proprio vissuto emotivo, nonché la portata e l’entità della difficoltà e del problema.

Sicuramente nodi antichi e complessi richiedono di rivolgersi a un altro genere di professionista nell’ambito della relazione di aiuto che possa sostenere nell’affrontare il proprio passato, indagarlo, esplorarlo, risolverne le ferite andando in profondità. Per questo per me è importante – prima di iniziare un percorso – riservare un momento di conoscenza e di confronto con la persona che ho davanti e capire insieme se il coaching in generale – e io nello specifico – possiamo essere la scelta migliore per le sue esigenze, attraverso un colloquio di “scoperta”.

Come posso iniziare il percorso di coaching con te?

Se senti il desiderio di esplorare ciò che conta veramente per te e di dargli valore, puoi procedere in due modi:

  1. iniziare con un primo piccolo passo che ti possa aiutare a metterti nella prospettiva di cambiare, iniziando a dare un nome a ciò che stai vivendo e provando per poi capire come cambia la situazione una volta conquistata questa consapevolezza. Per fare questo,  ti invito a compilare il questionario conoscitivo per una sessione intensiva di coaching con me con cui inizierai a fare chiarezza su di te, la tua vita e ciò che desideri realizzare;
  2. scegliere di intraprendere un cammino insieme con cui acquisire non solo la consapevolezza, ma anche gli strumenti utili per portare il cambiamento nella tua vita camminando con me accanto. Se ti senti pronta a fare un pezzo di strada insieme, contattami per una sessione conoscitiva e parliamone insieme.

Qual è il primo passo per affrontare tutto ciò?

Dal mio punto di vista, il primo passo cruciale è aumentare la consapevolezza

Prendere contatto con te stessa, dedicarti all’ascolto interiore, osservarti in maniera curiosa e non giudicante.

Potrai farlo meditando, scrivendo un diario dei tuoi stati d’animo, parlandone con qualcuno di fidato. Man mano che aprirai gli occhi su ciò che senti, potrai comprenderne le origini più profonde. E capire da dove viene un disagio è fondamentale per risolverlo.

E se sentirai di volerci lavorare su insieme, contattami per una sessione conoscitiva in cui condividere con me la situazione che vorresti affrontare insieme: ti illustrerò come potrò essere al tuo fianco con il mio lavoro mentre realizzi ciò che desideri. 

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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