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Effetto Zeigarnik: chiudere le questioni in sospeso per dare una svolta alla tua vita

Hai presente quando una canzone ti rimane in testa e non fai che canticchiarla per tutto il giorno, anche se ne hai sentito solo un pezzetto prima di scendere dalla macchina?

O quando continui a rimuginare su un fatto accaduto o le puntate del tuo telefilm preferito finiscono sul più bello e tu non fai altro che pensarci fino all’episodio successivo?


Il motivo per cui ci è difficile dimenticare alcuni episodi, relazioni o persone spesso è legato a come il nostro cervello tende a ricordare con maggiore facilità i compiti o le situazioni incompiute o interrotte rispetto a quelle portate a termine.

Si tratta dell’effetto Zeigarnik (che prende il nome dalla psicologa Bluma Zeigarnik) che spiega il meccanismo per cui, quando un compito non viene completato o in generale una situazione rimane sospesa, siamo soggetti a uno stato di tensione che ci spinge a concludere ciò che si è iniziato, prima di cominciare qualcosa di nuovo da zero.

Durante una cena in un ristorante molto affollato, Bluma Zeigarnik notò che il cameriere che serviva ai tavoli era in grado di ricordare una immane quantità di ordinazioni, salvo poi dimenticarsi cosa avesse servito una volta portati gli ordini ai tavoli.
Nonostante questo, il cameriere ricordava benissimo le ordinazioni lasciate a metà.

Per condurre le sue ricerche, la scienziata sottopose ai soggetti del suo studio giochi, esercizi aritmetici, logici ed enigmi e notò che la tendenza a ricordare quelli non conclusi era doppia rispetto alla capacità di ricordare quelli completati.

È così che concluse che la mente umana ha più facilità a continuare un’azione già cominciata e portarla a termine, piuttosto che dover affrontare un compito partendo da zero. Infatti, quando si incomincia un’azione si crea una motivazione per portarla a termine che rimane insoddisfatta se l’attività viene interrotta. Sotto l’effetto di questa motivazione un compito interrotto rimane nella memoria meglio e più profondamente di un’attività completata.“ (da Wikipedia)

Ecco perché facciamo così fatica a dimenticare alcune persone, a far pace con certe situazioni o fatti del passato, perché sarà più semplice iniziare a leggere un nuovo libro solo se avremo finito il precedente, o perché saremo più facilmente portati a concludere un’attività solo se l’avremo segnata in agenda (ah, la forza della pianificazione!!).
Non assecondare questo meccanismo potrebbe aumentare le probabilità di sentirci inconcludenti o peggio, incapaci, che la questione riguardi una una relazione o un’attività lavorativa.

Affascinante, non trovi anche tu?


Le questioni in sospeso: come influenzano la nostra vita?

Le questioni in sospeso, quelle che sentiamo di non aver risolto (o perlomeno di non averlo fatto come avremmo voluto) ci impediscono spesso di proseguire con soddisfazione nella nostra vita, portandoci a rimuginare continuamente, a vivere nel passato e ad allontanarci dal nostro presente e dai nostri obiettivi attuali.

Non darci pace ci porta a piangere di continuo sul latte versato, perché riviviamo il passato con la speranza di poter modificare le cose (che però, ahimè, non possono cambiare) e di recuperare in qualche modo ciò che ci è sfuggito.

Non solo, lo alimentiamo con le emozioni e il vissuto quotidiani, con il rischio di rimanere impantanate in qualcosa che non si può cambiare e questo non può far altro che ledere alla nostra autostima.

Chiudere le questioni irrisolte (passate o presenti che siano, che riguardino partner, amici, parenti, capi o colleghi) è importantissimo se vogliamo essere focalizzate sul nostro presente, viverlo a pieno e avere le energie giuste per raggiungere i nostri obiettivi.


Chiudere i conti in sospeso: cioè?

Le questioni irrisolte sono quelle che non sono state ancora definite, possono essere delle scuse che non hai ancora dato o che vorresti aver ricevuto, un debito da saldare, un perdono non concesso o non richiesto, una relazione ancora da chiarire, una telefonata importante che aspetta di essere fatta.

Si tratta di tutto ciò che non ci consente di vivere nel presente con il sorriso e con la giusta spinta a guardare al futuro, perché pensiamo di non averne diritto fino a che non avremo chiuso una certa situazione, perché incolpiamo qualcuno o qualcosa che a nostro avviso ci sta impedendo di sentirci libere o ancora perché siamo noi stesse a sentirci in colpa per ciò che non abbiamo ancora detto o fatto.

Chiudere i conti in sospeso è un lavoro che va fatto prima di tutto con noi stesse: non si tratta di avere necessariamente un confronto con le persone coinvolte, né di compiere forzatamente azioni per riparare oggi a ciò che è in successo in passato.

Spesso ha più a che fare con un lavoro profondo di accettazione, con la scelta di lasciar andare e di integrare l’accaduto nella nostra vita, anche se l’evento in questione coinvolge persone che vediamo tutti i giorni.

Si tratta di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e di come scegliamo di reagire a ciò che ci accade e a chi ci circonda.

E questo perché la ragione principale per portare a compimento qualcosa è riportare armonia nella nostra vita, dare una svolta alla nostra esistenza e andare avanti e non spuntarla su qualcuno, dimostrare di avere ragione, né tantomeno vendicarsi (benché questo possa sembrare allettante in alcune situazioni, lo so!).


Chiudere le questioni in irrisolte: come fare con il coaching?

Come dico sempre, il coaching si concentra sul presente in prospettiva futura: in quest’ottica lavorare sul passato significa circoscrivere il lavoro di coaching all’accettazione di ciò che non si può cambiare, mettere a fuoco le proprie risorse, imparare dai propri errori, per poi chiudere le questioni in sospeso e ritrovare la motivazione ad andare avanti con la propria vita in maniera costruttiva.

Prova così:

1. Chiediti come le questioni irrisolte stanno influenzando il tuo presente: come stanno condizionando la tua vita? Come ti fanno sentire? Ci sono alcuni si questi aspetti, se non tutti, che vorresti cambiare?

2. Decidi come vuoi sentirti rispetto a quella situazione: individuare come vuoi sentirti (risolta, soddisfatta, riappacificata ecc) può darti la motivazione giusta per affrontare la situazione in sospeso.

3. Decidi cosa fare: quali sono le azioni che puoi compiere per sentirti così rispetto alla situazione in questione? Scegli di affrontarla? E se sì, come e quando? Scegli di affidare la questione a qualcun altro o di chiedere aiuto? Oppure decidi che va bene anche così e che puoi lasciarla andare?

Ecco, a mio avviso questo è l’aspetto più spinoso: comprendere che spesso, per chiudere con il passato, si possa anche non fare niente.

In che modo?
Scegliendo appunto di lasciar andare la persona o l’evento in questione, accettando in maniera attiva e responsabile, passando così da una situazione di passività e rassegnazione (in cui ci sentiamo vittime, continuiamo con il rimuginio e la lamentela) a una di protagonismo (in cui scegliamo attivamente di procedere accettando che la nostra vita possa essere segnata da eventi incompleti e relazioni imperfette).

Per lavorare su questo punto ti suggerisco di rileggere qui il post in cui ti parlo della differenza tra rassegnazione e accettazione!

4. Fai decluttering: fai ordine tra gli oggetti che ti circondano, liberati di ciò che ti tiene ancorata al fatto o alla persona con cui vuoi chiudere e fai spazio così alla svolta che stai cercando di dare alla tua vita.

5. Concludi ciò che è in tuo potere concludere: metti da parte l’orgoglio (che non paga mai) e agisci. Liberati dalle zavorre e concediti di andare oltre e di fare un passo avanti.

 

6. Accetta di non poter sistemare le cose: non sempre hai il potere di recuperare e, anche quando ce l’hai, non è scontato che tu riesca a risolvere le cose. Perdona (te e gli altri) e fai pace con ciò che non puoi cambiare.

7. Coltiva il tuo presente: riconnettiti con le tue soddisfazioni quotidiane, allena la tua capacità di stare nel qui e nell’ora.
E quanto ti ritrovi in predai ai pensieri che ti allontanano da questo, focalizzati sui messaggi che il tuo corpo ti dà nel tuo presente, sulle tue emozioni, su come ti senti e come ti vuoi sentire.

Vuoi capire qual è la questione irrisolta che ti sta bloccando e individuare una strategia per superarla?
Compila il questionario di candidatura per lavorarci su con me con il percorso di coaching individuale Punti fermi!
 
 

Ti aspetto! Patrizia

Ph Louis Hansel su Unsplash

 

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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