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Cambia il tuo linguaggio per dare valore ai tuoi bisogni

Nel post “Una visione alternativa di bisogno” mi sono fatta portavoce della visione potente e rivoluzionaria della Comunicazione Nonviolenta di Mashall Rosenberg e del bisogno inteso come ciò a cui un essere umano tende spontaneamente quando è in condizione di essere se stesso.”

Nel linguaggio corrente e nella cultura “dominante” in cui siamo immersi, i bisogni sono considerati come “mancanze” che ci pongono in una condizione di “inferiorità” rispetto a uno stato di appagamento e di soddisfazione.

Il bisogno, in questo modo, rischia di assumere una veste negativa, come se vivere ascoltando i propri bisogni implicasse una qualche debolezza, o, in altri casi, comportasse una certa dose di egoismo laddove si ricercasse la soddisfazione delle proprie necessità prima di quelle degli altri. O, ancora, il bisogno potrebbe diventare motivo di autocritica e giudizio, nel momento in cui percepire una certa insoddisfazione potrebbe portarci a credere di non riuscire ad accontentarci, di essere troppo ambiziosi.
Infine, il bisogno spesso è inteso come contrapposto al dovere, come se ascoltare i propri bisogni e ricercarne l’appagamento fosse sinonimo di una strada di dissoluzione che ci allontana da ciò che invece dovremmo fare.

In questo articolo, desidero portare l’attenzione sull’uso consapevole del termine bisogno e su quanto sia importante modificare il nostro linguaggio per darci il permesso di conoscere i nostri bisogni per vivere una vita piena e soddisfacente in armonia con noi stesse.


La proposta di un nuovo linguaggio

1.Incontrare il bisogno:

La prima espressione “rivoluzionaria” dal grande potere trasformativo si riferisce al concetto di “soddisfazione del bisogno”. In CNV parliamo di “incontrare” il bisogno (“meet the need”) in un’accezione che si discosta dalla “semplice” soddisfazione. Incontrare il bisogno vuol dire curarsene, ovvero cercarlo, riconoscerlo, dargli un nome, nutrirlo, prendersene cura.



Il potere rivoluzionario dell’espressione “incontrare il bisogno” risiede proprio nell’invito ad abbandonare la logica della performance finalizzata all’immediatezza di una risoluzione, a fare dell’ascolto di noi stessi e dell’altro, nella presenza a ciò che è importante per noi, verso i nostri valori più profondi.


2. “Cosa è vivo in me in questo momento?”

Se il bisogno è un “dono”, è un valore che vogliamo onorare con la nostra esistenza, che motiva le nostre scelte, è una sorta di linfa vitale che scorre in noi, che contribuisce a renderci ciò che siamo. Utilizzare, quindi, un linguaggio che “si prende cura della vita” e di ciò che ha valore per noi e per chi abbiamo intorno, può aiutarci a comprendere nel profondo come ci sentiamo e quali sono i nostri bisogni, nonché a provare empatia verso gli altri.


Ecco perché chiederci “Cosa è vivo in me in questo momento?” può favorire questa apertura all’ascolto, alla comprensione dei nostri sentimenti e dei bisogni che ci parlano attraverso ciò che proviamo per intercettare ciò che abbiamo nel profondo.


3. La “formula per agganciare il bisogno”: un esercizio

In CNV parliamo di “far brillare la consapevolezza sui propri bisogni” e, per farlo, possiamo svolgere un semplice quanto potente esercizio – avendo con noi una lista di bisogni e di sentimenti propri di riferimento – che si basa sull’utilizzo di questa formula, che consiste nel cuore dell’ascolto empatico:

– “Quando…” + situazione (vedo che, succede, sento, ascolto…) (osservazione senza giudizio)
– “Mi sento…” (SENTIMENTO)
– “Perché per me è importante…” (BISOGNO)



Questo passaggio permetterà di dare un nome a “ciò che è vivo in noi” e costituirà il presupposto essenziale per poi fare libera e onesta espressione di noi stessi, di chi siamo, di ciò che è rilevante per la nostra esistenza.




Assumersi la responsabilità dei propri bisogni è fondamentale, perché, come diceva Rosenberg “Se non attribuiamo valore i nostri bisogni, è probabile che neppure gli altri lo faranno”.


Desideri imparare a metterti in ascolto dei tuoi bisogni e a dare loro il valore che meritano? puoi candidarti a lavorarci su con me compilando il questionario che trovi qui!


Ph Pexels/Teona Swift

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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