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Una visione alternativa di bisogno: una rivoluzione possibile?

Qualche tempo fa ho condotto un breve sondaggio per chiedere ad alcune donne con cui stavo lavorando quale fosse il loro rapporto con i bisogni.

La maggior parte ha dato risposte coerenti con la visione del bisogno come un lusso, un privilegio che solo pochi eletti possono concedersi.
Non solo: molte di loro hanno confessato di essere cresciute nella convinzione che dedicarsi ai propri bisogni fosse da egoisti e che, per essere “brave”, apprezzate e approvate, fosse necessario curarsi dei bisogni degli altri prima (o al posto) dei propri.

Una in particolare, infine, mi ha scritto di non avere bisogni, solo doveri e questo mi ha fatto molto riflettere sulla necessità di portare una riflessione più ampia su questo tema, che vada oltre ai limiti del prendere in considerazione o il sacrificio di sé o la dedizione esclusiva a se stessi.

Non siamo costretti a rimanere ingabbiati in questa visuale dicotomica, né a farcela andare bene. Ci possono essere altri modi di vederla e riconsiderare l’accezione di bisogno potrebbe dare una chiave di lettura interessante in questo senso.


Con questo articolo voglio offrire una riflessione sui bisogni facendomi portavoce dell’approccio proposto dalla Comunicazione Nonviolenta (CNV) il cui studio è stato per me foriero di una vera trasformazione di vita e di cui mi impegno, ogni giorno, a diffondere la cultura nel mio lavoro e nella sfera privata.



Cos’è (e cosa non è) il bisogno

“Ci viene insegnato a essere orientati verso gli altri, anziché a essere in contatto con noi stessi. Impariamo a rifugiarci nella nostra testa e a pensare: “Cos’è che gli altri pensano che sia giusto che io dica o faccia?”. Marshall Rosenberg, padre fondatore della CNV.


Il bisogno, secondo la Comunicazione Nonviolenta, è ciò a cui un essere umano tende spontaneamente quando è in condizione di essere se stesso.”

Dal punto di vista della CNV, infatti, il bisogno non è qualcosa a cui possiamo rinunciare, che possiamo modificare o decidere di non avere. Non è una “mancanza”, o una lacuna da colmare, né un privilegio.


I bisogni sono valori, rappresentano i pilastri fondanti delle nostre vite, ciò che per noi conta di più e che vogliamo onorare con le scelte e le azioni di tutti i giorni.


Nel “Manuale Pratico di Comunicazione Nonviolenta” (Lucy Leu) il bisogno viene definito come “Un’energia vitale che scorre in noi e che trova espressione in una qualità che apprezziamo, che sostiene la nostra vita e la cui (in)soddisfazione è alla base dei nostri sentimenti.”


Avere dei bisogni, pertanto, è una condizione che accomuna tutti gli esseri umani e vivere l’esperienza del bisogno non significa essere manchevoli, miserabili, dipendenti, bensì portatori di un dono, di un valore che abbiamo l’occasione di celebrare con la nostra esistenza.


Il bisogno, per sua natura, è la ricchezza che noi possiamo portare nella nostra vita, è il modo con cui possiamo contribuire a rendere degna di essere vissuta la nostra esistenza, è la guida delle nostre scelte ed è ciò con cui vivere allineati per sentirci appagati e gratificati.


Una nuova visione dei bisogni per superare il senso di colpa e di egoismo

Questa alternativa alla visione tradizionale dei bisogni lascia già intravedere la possibilità di abbandonare l’abitudine di considerare come egoista e colpevole chi asseconda i propri bisogni e apre anche a una nuove prospettive rispetto al concetto di cura di sè e delle proprie necessità.

Questo punto di vista è corroborato anche dal fatto che la CNV considera i bisogni come dei “donifondamentali (“fondanti”, che fanno parte intrinsecamente della natura di ognuno di noi) e universali (condivisi da tutti gli esseri umani e le culture).
In questo senso, nessun bisogno è più importante o legittimo di un altro e ciascun bisogno (essere umano) è collegato a tutti gli altri.

Nel suo libro “Le parole sono finestre oppure muri”, infatti, Marhall Rosenberg indica una trentina di bisogni la cui importanza può considerarsi universalmente riconosciuta: “Non esiste un essere umano che non apprezzerebbe, ad esempio, il bisogno di amore o comprensione.”

Da questo punto di vista, quindi, curarsi dei propri bisogni è una precisa responsabilità verso la nostra vita e non presuppone l’esclusione dei bisogni degli altri, anzi, esattamente l’opposto.


Poiché se i bisogni sono universali e condivisi, curandomi di me e delle mie necessità, starò facendo altrettanto con quelle altrui al fine di avere relazioni collaborative, appaganti e soddisfacenti per tutti, in cui ciascuno si senta libero di esprimere i propri valori e agire in connessione con essi.

L’impatto sulla relazione con noi stessi e con gli altri

Se seguiamo le suggestioni della CNV, quindi, il bisogno può essere considerato in un’accezione più ampia rispetto alla visione comune.

La soddisfazione di un bisogno, inoltre, non corrisponde necessariamente con un’azione: curarsene significa anche solo riconoscerlo, vederlo, nutrirlo, “incontrarlo” (meet the need è l’espressione che infatti si usa in CNV). E questo consente di abbandonare la logica della performance finalizzata all’immediatezza di una risoluzione, ma di stare nell’ascolto di noi stessi, nella presenza a ciò che è importante per noi, nell’empatia verso la parte di noi che conserva valori profondi.


Accogliere questa idea di bisogno nella propria vita porta con sè molteplici vantaggi:

– Acquisire conoscenza di sé e centratura e chiarezza su chi siamo e cosa vogliamo.


– Aumentare il proprio senso di responsabilità e il coraggio di riappropriarsi della libertà di scelta di ciò può permetterci di soddisfarlo. E questo, di contro, vuol dire anche riconoscere la responsabilità degli altri di fare altrettanto con i propri, consapevoli che rispettare i nostri bisogni presuppone rispettare quelli altrui. Con la conseguenza di poter superare la dicotomia altruismo/egoismo tipica della di una tradizionale visione dei bisogni considerati come incompatibili e contrapposti l’uno all’altro.


– Avere una guida nelle scelte e poterle prendere in maniera più chiara, sicura e semplice.


– Vivere in maniera allineata ai nostri bisogni ci permette di condurre la nostra esistenza in modo “autodeterminato“, nella piena libertà di espressione, di definire i nostri valori, progetti e obiettivi. Liberi da pensieri di dovere e aspettative esterne.
E questo vuol dire vivere in funzione di ciò che conta per noi e prendere le nostre decisioni non per paura o senso di colpa, ma per le motivazioni più giuste.


– La relazione con noi stessi e con gli altri ne godrà: più riusciremo a collegare il modo con cui ci sentiamo ai nostri bisogni senza giudizio, più saremo in grado di riservarci empatia e di fare altrettanto con le persone che abbiamo intorno. Mantenendoci integri, ascoltando gli altri, senza snaturarci nella nostra essenza.
Non solo, potremo godere di una maggiore comprensione di noi stesse, ridurre il giudizio, l’autocritica e il senso di colpa.


– La soddisfazione, la fiducia e la sicurezza in noi stessi aumenteranno: saremo più consapevoli del nostro valore, della legittimità e dell’importanza di ciò che è importante per noi e delle nostre azioni. La soddisfazione personale non sarà più solo legata al risultato, ma alla conoscenza di sé, alla libertà di scelta, al riconoscimento del valore del nostro percorso, sforzi e cadute inclusi. Perchè non solo sapremo cosa vorremo, ma saremo consci che ciò che dovremo fare per ottenerlo è nelle nostre possibilità.



In fondo, come sosteneva Rosenberg, “Se esprimiamo i nostri bisogni, è più probabile che riusciremo a soddisfarli”.
E questa consapevolezza può davvero nutrire il bisogno di valore di sé e di riconoscimento di ciascuno di noi!






Ph Pexels/Teona Swift

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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