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Sicura che sacrificarsi per gli altri sia la scelta giusta?

Quante volte hai pensato di essere egoista dedicandoti a te stessa?

E quante altre volte ancora hai creduto che annullare te stessa e i tuoi bisogni fosse l’unica strada per compiacere gli altri e renderli felici?

Siamo abituate a considerare le relazioni come un ambito in cui esistono solo due opzioni: egoismo o altruismo, mettersi al primo posto o sacrificarsi per gli altri, dare o ricevere.

Tra questi poli opposti, abbiamo imparato nel tempo che dare è sinonimo di bontà, e che per essere apprezzate si debbano annullare le proprie necessità, sacrificare i propri bisogni, tempo, lavoro, obiettivi, passioni, progetti, riposo.

Tutto con l’obiettivo di ottenere una “ricompensa“, una sorta di contropartita fatta di approvazione, considerazione, amore da parte delle persone per cui ci si sacrifica.

Sentirsi in debito con gli altri

Quando diamo senza misura e quando questo significa sacrificio di sé, ci comportiamo come se attraverso quell’atto potessimo pagare un debito con gli altri e con il mondo.
Ci convinciamo che solo quando quel debito sarà saldato potremo meritare di avere qualcosa in cambio: tuttavia, le cose non sono mai così lineari e ciò che pensiamo di dover dare per sentirci in pari non è mai abbastanza.
In questo circolo vizioso, ciò che crediamo di meritare si limita sempre all’accontentarsi e questo ci preclude non solo la facoltà di fare richieste agli altri rispetto a ciò di cui abbiamo bisogno, ma anche la capacità di curarci noi stesse delle nostre esigenze.

I segnali che dicono stai dando “troppo”

Dare agli altri non significa necessariamente sacrificarsi e il sacrificio non è sempre deleterio e sbagliato per noi e per la relazione se fatto con consapevolezza, se ciò che stiamo “cedendo” è il risultato di una scelta ponderata, di una volontà di contribuire alla vita dell’altro e non di una costrizione interiore.

Ecco qualche segnale da tenere sott’occhio per comprendere se nei rapporti interpersonali sei sbilanciata verso un sacrificio che può danneggiare non solo te e la tua autostima, ma anche la relazione stessa:

  • Ti senti spesso in colpa nel rapporto con gli altri o, più in generale, ritieni di essere in una condizione di inferiorità rispetto alle persone con cui ti relazioni.
  • Quando fai qualcosa per gli altri, rimani in attesa di una ricompensa o di un riconoscimento da parte loro.
  • Se questo riconoscimento non arriva (un grazie, un cenno, ecc..) provi sentimenti di rabbia e frustrazione.
  • Sacrificarti è diventato una sorta di obbligo auto imposto, qualcosa che devi fare: non esistono opzioni alternative.
  • Quando dai all’altro, lo vivi come una privazione di qualcosa di tuo (tempo, energia, ecc.).
  • Ritieni di avere il compito di rendere felici gli altri e che il loro stato d’animo dipenda da te.
  • Ciò che fai si traduce in un’aspettativa, nell’attesa di ricevere un gesto analogo: questo darebbe senso alle tue azioni e validerebbe il tuo sacrificio.
  • Non riesci a chiedere ciò di cui hai bisogno, quando lo fai e non lo ottieni pensi che sia tutto uno sforzo inutile e provi rabbia.
  • Senti un senso di impotenza quando l’altra persona non apprezza i tuoi sforzi.

Trovare un’alternativa al sacrificio

A differenza di quanto si possa pensare, anche il modello che vede noi donne corrispondere a un ideale di emancipazione solo se capaci di pensare prima a noi stesse può essere non solo molto faticoso, ma anche deleterio.
Come qualsiasi ideale a cui ci costringiamo ad aderire, anche quello del “prima io” può comportare un rischio: in questo caso, quello di indurci a comportamenti re-attivi in cui agiamo in maniera inconsapevole pur di corrispondere a una “regola” esterna, con le possibili conseguenze di non sentirci all’altezza quando non riusciamo a seguirne le aspettative o di sentirci in colpa per essere “uscite dal seminato” e sprofondare ancora di più nella logica del sacrificio per farci perdonare.

Ecco perché una valida a questi due poli opposti è considerare , è quella di smettere di considerare l’autonomia e l’interdipendenza come due condizioni – e due bisogni -contrapposte.

Coltivare la propria autonomia, infatti, è un modo molto efficace e sano per imparare a rimanere a fedeli a se stesse e ad affermare i propri bisogni e questa è un capacità necessaria per rendere le relazioni con gli altri gratificanti e costruttive.
Così come comprendere che possiamo “scegliere noi stesse” e che questo non significa negare l’importanza degli altri, dei loro bisogni, del loro apporto nella soddisfazione dei nostri.

Sviluppare una solidità interiore forte significa anche riuscire a entrare in relazione con gli altri senza farsi fagocitare e avere anche quella capacità di compiere scelte che vadano nella direzione della salvaguardia della qualità di relazioni basate sulla consapevolezza che esistono persone capaci ad amarci così come siamo e che non è necessario pagare una ricompensa sacrificando con una parte di noi per ottenere il loro rispetto e la loro stima.

Nei prossimi articoli vedremo insieme come smettere di sacrificarsi nelle relazioni: oggi che ne dici di provare a osservare il tuo modo di stare nei rapporti per capire come ti poni?
Desideri migliorare la tua capacità di relazionarti con gli altri senza sacrificare e annullare te stessa?
Candidati per lavorarci su con me e scoprire come posso aiutarti a farlo i miei percorsi di coaching!

A presto!

Un abbraccio,
Patrizia

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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