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4 domande di coaching per capire ciò di cui hai bisogno

Se c’è una difficoltà che mi riportano le donne con cui lavoro è capire di cosa hanno bisogno.

Sono talmente abituate a non considerare di avere dei bisogni o a pensare al bisogno come a una “condanna” di debolezza e di fragilità, da faticare a fermarsi e chiedersi quali siano i loro reali bisogni, partendo dal presupposto, appunto di non possederne o di doverli mettere da parte.
In effetti, domandarsi di cosa si abbia bisogno in termini generici può essere davvero una richiesta troppo vaga, tanto da rischiare di mandare ancora più in confusione.

Ecco perchè è importante che il processo di scoperta e ascolto dei propri bisogni sia accompagnato da domande fatte al momento più opportuno che si indirizzino al cuore della questione.


Il valore delle domande potenti

Sin dalla prima sessione di coaching si utilizzano le domande potenti, richieste aperte e dirette che permettono di chiarire i punti principali per poi favorire tutto il processo di coaching.
Sono domande che portano alla presa di coscienza della situazione attuale e delle proprie risorse, alla definizione del proprio obiettivo e di ciò che si desidera davvero, all’individuazione di ciò che occorre per realizzarlo, all’osservazione delle proprie prospettive e all’attivazione nella pratica verso la sua realizzazione.


Fare le domande giuste presuppone porre quesiti nei momenti più propizi per attivare la consapevolezza e il cambiamento.
Per risvegliare connessioni, prestare attenzione parti di sé inascoltate, prendere in considerazione prospettive e punti di vista insoliti e nuovi.
Perché se ci si fa sempre le stesse domande, le risposte che ci daremo difficilmente saranno diverse da quelle usuali e le soluzioni che si vedranno saranno sempre le medesime.

Per questo le domande potenti sono così utili, perché permettono di comprendere aspetti mai presi in considerazione, attivare riflessioni e ampliare lo sguardo non solo sulla situazione di partenza, ma anche sui modi per risolverla e migliorarla.


Quattro domande potenti per capire i tuoi bisogni

1.Come vive in me la parola “bisogno”?

Il primo passaggio fondamentale è chiederci cosa pensiamo dei bisogni, qual è la nostra storia nella relazione con i bisogni nostri e degli altri. Di quali convinzioni e costrutti ci facciamo portatrici quando usiamo questo termine e come queste convinzioni ci hanno condizionato fino a qui.

Non riusciremo mai a vivere in maniera allineata i nostri bisogni se prima non avremo preso coscienza di come li consideriamo, di quanto questa visione radicata in noi ci stia vincolando e se non sceglieremo di destrutturare queste convinzioni, liberandoci dal senso di colpa o dalla visione pregiudizievole per cui – ad esempio – gli unici bisogni di cui curarci siano quelli degli altri (o prima quelli degli altri).

Forse è arrivato il momento di rivedere la tua concezione di bisogno, di sviluppare una tua visione di questo termine, per poterti riappropriare di ciò che per te è importante!


2. Cosa sto provando?

I sentimenti sono i messaggeri dei nostri bisogni e della loro (in)soddisfazione: in chiave nonviolenta, ascoltare ciò che stiamo provando, infatti, significa avere accesso a tutta una serie di informazioni e di conoscenze su ciò che è importante per noi e che, in quello specifico contesto, si sente onorato o meno.

Per questo motivo, durante le sessioni di coaching invito sempre a dare ascolto ai propri sentimenti senza giudizio, a imaprare a dare loro un nome, per poter risalire ai bisogni che “chiamano” attraverso ciò che si prova.
Per riuscirci, puoi iniziare con un’esplorazione semplice come questa:
In questa situazione mi sento…” (sentimento)
Perché per me è importante…” (bisogno)

Ricordati anche che nell’approccio nonviolento ai sentimenti, non si considerano tali le valutazioni e i giudizi che implichino la “colpa” o il “merito” dell’altro (“Mi sento ferito, giudicata, accusata…”, ecc.), né espressioni che includano un pensiero (“Mi sento all’altezza/inadeguata/fortunata…”, ecc.).


3. Cosa sto “tradendo”?

Un modo molto efficace per capire ciò che conta per noi è chiederci a cosa stiamo venendo meno, a quale “patto con noi stesse” ci stiamo sottraendo con l’azione che abbiamo compiuto.
Questo è anche un modo molto efficace per perdonare a noi stesse gli sbagli e avere una maggiore comprensione nei nostri riguardi; per comrpendere in virtù di cosa abbiamo compiuto le nostre azioni e programmare delle strategie più efficaci per agire in maniera più allineata ai nostri valori in futuro.



4. Che persona voglio essere?
A cosa do valore e a cosa desidero darne in futuro?
Verso cosa voglio andare, con la mia vita, quale visione voglio realizzare, in che modo scelgo di contribuire al mondo con le mie azioni?
Sapere che tipo di persona vuoi essere è una consapevolezza che ti illumina la strada, che ti indirizza nelle scelte, che ti permette di decidere cosa funziona e cosa no, perché ti aiuta a fare chiarezza sulle azioni che possono avvicinarti a chi desideri diventare.
E’ qualcosa che va oltre all’avere coscienza di chi sei, è accettare che sei in cammino, in evoluzione, in cambiamento e che , in questo viaggio, i tuoi bisogni ti accompagnano fedelmente illuminandoti sempre la strada.


E tu, da quale domanda potente vuoi partire per andare alla scoperta dei tuoi bisogni?
Vuoi una mano a capire di cosa hai bisogno e come mettere di sentirti in colpa per ciò che desideri? Compila il questionario di candidatura per lavorarci su con me con il percorso di coaching individuale Punti fermi!





Ph Unsplash/Jac Alexandru

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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