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ritrovare forza e coraggio per dire ciò che pensi

Il coraggio di dire quello che pensi

Se ti chiedessi se occorre avere coraggio per dire quello che pensi, cosa risponderesti?

Siamo in un paese libero, eppure, nonostante vigano la libertà di espressione e il diritto di opinione, dire ciò che si pensa il più delle volte ci fa paura.


Lo sguardo altrui ci intimorisce così tanto da considerare il coraggio di dire quello che pensiamo come una vera e propria abilità da conquistare e allenare, a partire dal riconoscere ciò di cui abbiamo paura e che ci impedisce di condividere ciò che abbiamo dentro.

Il potere della consapevolezza: scoprire le paure, il primo passo verso il coraggio di dire ciò che pensi

In un recente numero della mia newsletter , dicevo che non possiamo risolvere nessun problema che non siamo disposte ad avere, ecco perché individuare la paura che si insinua dentro di noi e darle un nome, può darci il potere di capire contro quale drago stiamo lottando.

Se non ti sei mai soffermata a chiederti cosa ti impedisce di dire la tua o se ti sei sempre fermata alla prima risposta che ti è venuta in mente, oggi ti invito a prenderti del tempo e a comprendere ciò che ti sta bloccando.

Di cosa hai davvero paura quando eviti di dire ciò che pensi?
Quante volte la paura di dire ciò che pensi ti ha condizionato tanto da stravolgere i tuoi piani e influenzare le tue scelte?

Che le tue parole vengano fraintese, travisate o, peggio, usate contro di te?
Di non essere apprezzata, di non essere all’altezza delle aspettative, paura di essere additata, guardata male, presa in giro, giudicata, lasciata sola, discriminata?
Paura di non piacere, di non vendere, che i tuoi contenuti non vengano letti?
Paura che ciò che dici non importi a nessuno, che ti dicano “Ma chi te l’hai chiesto?”, che ti definiscano banale?

Parla, mia paura

Di paure che inibiscono il coraggio di dire ciò che pensiamo c’è l’imbarazzo della scelta e il punto è scoprire non solo quale sia la nostra, ma anche cosa voglia dirci.

Individuare la tua (o le tue, solitamente è un mostro con almeno tre teste!), infatti, potrebbe farti scoprire che:

  • darle un nome fa meno spavento di quanto credessi
  • guardarla in faccia è meno pauroso che tenerla sotto il tappeto e sicuramente la rende più affrontabile
  • usare le armi, combatterla, resisterle non è necessariamente l’unica soluzione e potrebbe essere controproducente tanto quanto ignorarla
  • puoi finalmente concentrarti su ciò che è in tuo potere fare per accoglierla, ascoltarla e fare il primo passo.

Già, perché la paura non necessariamente va sconfitta nel modo che ci hanno sempre fatto credere o così come ce lo hanno sempre raccontato: magari non occorre una battaglia, magari la paura è solo una parte di te che si sente intimorita, che ha bisogno di essere rassicurata, e quindi ti è possibile riporre le armi e prenderla per mano.

Perché può succedere che – una volta ascoltato – si plachi e ti lasci continuare, rimanendo sempre lì, certo, ma solo per ricordarti il rischio e tenerti in guardia, non certo per bloccarti.

Un po’ come il drago di Shrek, quello che inizialmente spaventava tanto Ciuchino, ma che poi, visto da vicino, è molto più mansueto del previsto, anzi, diventa addirittura un alleato.

La paura di dire quello che pensi non ce l’hai solo tu

Se sei qui e mi leggi, probabilmente anche tu ti sei imbattuta nella paura di dire ciò che pensi e oggi voglio dirti che questo timore non appartiene solo a te.

Tutt’altro, questo timore, che a volte assume la forma di un blocco di cemento all’apparenza impossibile da scardinare, è condiviso e, molto spesso, è tipico proprio da coloro che hanno qualcosa da dire, una verità che gli sta a cuore che faticano a lasciar andare, a dare “in pasto” all’occhio giudicante altrui, perché è qualcosa in cui credono in maniera così viscerale, da rappresentare una parte di loro.

Proprio così: ciò che abbiamo da dire ci rappresenta, parla di noi. Esprimerlo, quindi, è un po’ come dire “Sono qui, mi vedi?” e l’approvazione che cerchiamo è di noi stesse, di come siamo fatte, non tanto e non solo delle parole che pronunciamo, ecco perché quando non arriva ci fa così male.

E’ per questo che ci vuole coraggio a dire ciò che pensiamo.
E’ il coraggio – e la forza, aggiungo – di mostrarci per come siamo, di renderci vulnerabili, di esporci alla possibile disapprovazione, di mettere sul piatto il nostro valore e rischiare di subire un “No, non mi vai bene.”.

Allenare il coraggio di dire ciò che pensi


Per scrivere questo articolo, sono partita dal presupposto che, se è vero che la paura è contagiosa, anche il coraggio e la fiducia lo sono e non è detto che dobbiamo allenare queste qualità da sole!

Ecco perché di seguito troverai il mio punto di vista rispetto al tema, con la speranza di ispirarti a portare avanti le tue riflessioni e a capire cosa funziona per te e per la tua vita:

1. Per avere coraggio, impara a conoscerti

Ritengo che per maturare coraggio a dire la propria, sia necessario conoscersi a fondo. Sapere in cosa crediamo, conoscere il nostro pensiero e il nostro punto di vista e, prima di tutto, informarci, osservare, riflettere per averne uno.
Ecco perché credo nel valore dell’ascolto di sé, del tempo impiegato a scoprire i nostri valori, i nostri bisogni, il nostro io più autentico. E’ sulla base di questa integrità che si fonda la nostra forza interiore e la nostra solidità, indipendentemente da quanto gli altri possano essere d’accordo.

Le domande per te
In cosa credi?
Quali sono i tuoi valori?
Se fossi libera della paura di dire ciò che pensi, quale sarebbe il cuore del tuo messaggio?



2. L’esperienza dell’imperfezione e dell’inadeguatezza sono condivise e vanno normalizzate

Non sono io a dirlo, ma sono studi sulla self compassion a dichiararlo: l’esperienza umana dell’imperfezione è universale e condivisa e prima lo capiremo, prima riusciremo a vivere l’errore, l’ostacolo, la fatica, come parte del gioco e a liberarci dell’auto giudizio con cui ci osserviamo e della paura paralizzante di non essere accettate.

E’ ora di “naturalizzare la vulnerabilità” – che è già naturale di suo – , di rendere “umani” i modelli di perfezione a cui puntiamo, di dirci ancora una volta che è naturale sentirsi impaurite e smarrite.

E ancora, che è naturale desiderare uno sguardo di approvazione su di sé, ciò che può essere pericoloso, semmai, è affidare il nostro valore e la stima di noi esclusivamente all’ottenimento di questa approvazione e dell’apprezzamento da parte degli altri.

E questo ci occorre per prendere contatto con la realtà, ridurre il senso di distanza dagli altri, lenire la percezione di inadeguatezza, la convinzione di non essere all’altezza, e farci concentrare sulle nostre risorse e le nostre qualità. Perché ebtrare in contatto con il nostro mondo interiore ci rassicura, ci rinforza, ci fa capire che non siamo sbagliate, in poche parole, ci dà il coraggio.

Le domande per te
Quali sono le imperfezioni che noti e ossevi negli altri e che te li fanno sentire più umani e “vicini”?
E quali sono le esperienze che potreti autenticamente condividere per avvicinarti e creare connessione con gli altri?

3. Rinunciare a dire ciò che pensi non è la soluzione, peggiora solo le cose

Il rischio di dire qualcosa che possa non piacere, che ci si possa ritorcere contro ci porta a credere che ci sia un’unica soluzione, ovvero omologarsi rassegnandosi a rinunciare a dire la propria.
Questa, però, non è la soluzione, semmai è un ennesimo problema: tacendo, infatti, non facciamo che creare una generazione di cloni e un “appiattimento” verso il basso, verso il silenzio.
Rischiamo di rinunciare a quelle diversità di pensiero, a quella ricchiezza di stimoli, a quella complessita e varietà di punti di vista che ci permettono di leggere la vita. Censurando ciò che abbiamo dentro, ciò a cui diciamo “No” non è il giudizio degli altri, non è il rischio di non piacere: il rischio più grande, infatti, è di non dar voce a qualcosa che molti altri hanno dentro e che non hanno il coraggio di dire, è di non poter ispirare a riflessioni e ragionamenti più ampi con il nostro contributo.

E’ rinunciare alla generatività di pensiero, all’arricchimento reciproco. Al dare voce anche a chi, magari, voce non ne ha o non si riconsoce in nessuna di quelle che intercetta.

Quando taciamo, in qualche modo rinunciamo alla nostra identità, perché ricacciamo in fondo alla gola proprio ciò che ci distinguerebbe, quel concetto, quella verità, quella sostanza e anche quella forma che renderebbero il nostro messaggio unico e irripetibile e, per questo prezioso, prima di tutto per noi stesse.

Le domande per te
A chi farebbe bene il tuo messaggio, se ti liberassi dalla paura di esprimerlo ad alta voce?
E in che modo gioverebbe?

4. Dire ciò che pensi è importante anche per infondere il coraggio agli altri di fare altrettanto

Dare voce a ciò che pensiamo e chi siamo è un atto di ribellione, prima di tutto verso noi stesse.
O meglio, verso quella parte di noi che ci critica e ci dice che ciò che abbiamo da dire non ha molto valore, a chi vuoi che interessi, ci sarà qualcuno che sicuramente dirà cose migliori, più interessanti, espresse in modo più chiaro.

Quando ci fermiamo a chiederci cosa conta per noi nella vita o in una determinata circostanza, quando sentiamo di voler tirare fuori qualcosa che ci sta a cuore, stiamo già compiendo una piccola grande rivoluzione, soprattutto se siamo cresciute con l’idea di non essere nessuno per poter dire la nostra, di non disturbare, di dovercene stare zitte e buone. Ecco perché, prima ancora di decidere se e come portare fuori, credo che ci faccia bene esercitare la nostra capacità di capire quale sia la nostra verità, comprenderla, andare a fondo di noi stesse.

Non solo perché questo ci dà la solidità, la forza, la fiducia per trovare in noi stesse un punto di riferimento, ma anche per conquistare il coraggio di andare nella direzione di ciò che ci dice il cuore e, in virtù di questo, fare la differenza.

Le domande per te
Ti hanno sempre fatto credere che coraggio significasse assenza di paura: e se invece volesse dire “lasciarsi guidare da ciò che ti sta a cuore”, ti sembrerebbe ancora un’impresa averne?
In che modo ciò che ti sta a cuore può ispirarti a essere coraggiosa?



Facciamolo insieme!

Se ti riconosci in ciò che ho scritto e vuoi capire ciò che vuoi dire e come dirlo ad alta voce, andando oltre la paura, Compila questo questionario per candidarti a lavorarci su con me! Ti illustrerò come potrò essere al tuo fianco in questo viaggio il coraggio di dire ciò che pensi

A presto!

Patrizia

Ph Mikhail Nilov/Pexels

Patrizia Arcadi

Sono Patrizia Arcadi, La Coach Imperfetta: ti aiuto ad accettare e accogliere l’imperfezione, riscoprendo il coraggio di essere te stessa. Lavorando con me potrai: sentirti più sicura di te e delle tue decisioni nella vita privata e nel lavoro, metterti al primo posto senza sentirti in colpa, riconoscere il tuo valore, dire la tua con sicurezza, apprezzarti e star bene con te stessa.

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